Ho un’agenda fittissima,
una marea di impegni che spesso sanno auto-generarsi e sfuggono al mio controllo
(tipo: pranzo/cena dai miei, farmi vedere almeno un paio di volte nel weekend a
casa – ah, mai io ho una casa mia, vivo da sola, non ho nemmeno un cane o un
gatto! -, tenere in pseudo ordine la MIA casa con gestione di tutte le sfighe che
solitamente mi capitano, lavoro, spesa etc…). Vivo in apnea.
Dove sono io, dov'è il
tempo per me, per quello che mi piace fare, in tutto questo? In ultima
posizione fissa. Tutto il resto sale e scende in classifica a seconda delle
priorità ed esigenze degli altri, ma il tempo per me è sempre ancorato in fondo
e sempre in costante pericolo di essere dimezzato o azzerato per colpa di
qualche nuovo impegno. Vale, paradossalmente, anche per i miei controlli e le
visite mediche. Assurdo, no?
Per quale motivo permetto
tutto questo? Non saprei. Lo faccio e basta. Spesso non me ne rendo nemmeno
conto fin quando me lo fanno notare.
Forse nasce da quel
“prima il dovere, poi il piacere!” che mi veniva ripetuto e che ho decisamente
preso troppo alla lettera. Non fraintendetemi, sono cosciente che alla fine
sono io che non ho capito come vivere ed organizzarmi.
Forse il carattere. Da
sempre, da che abbia memoria, ad alcune persone non riesco a dire di no. Non
sono in grado di sopportare quegli sguardi di delusione nei loro occhi, e loro
lo sanno, ah se lo sanno!
Forse è solo paura di
deludere… ma chi? “Chi niente fa, niente sbaglia!”
Forse sono solo stanca,
con le batterie al minimo che faticano a ricaricarsi decentemente.
Scalpito e mi arrabbio
quando mi rendo conto di essere arrivata alle 23 passate senza aver fatto
quello che avrei voluto per me stessa (fosse anche solo mettermi lo smalto!),
ma non cambio assolutamente niente nel mio modo di organizzare la settimana e
sono sempre allo stesso punto.
Spesso il tempo mi
scivola addosso e mi rendo conto di non aver realizzato niente, solo di aver
dato agli altri, e fin qui niente di male, ma se quel dare riguardasse solo
capricci che continuo ad accontentare? Insomma, non stiamo parlando di fare la
volontaria in ospedali, ospizi, centri sociali, ma di portare a spasso mamma,
sorella, nonna, e via dicendo. Tutte perfettamente autonome.
Ovviamente, non ci vado
di mezzo solo io, ma anche chi cerca di coinvolgermi in qualunque tipo di
attività, anche solo un caffè o una birra. E questo, alla fine, è la cosa che
mi fa stare peggio di più.
Altrettanto ovviamente,
questo post è frutto del rimurginare fatto dopo che ieri mi è stato fatto
notare questo mio atteggiamento. E fa male. Fa male ammettere che è tutto
dannatamente vero.
Chi è causa del suo male,
pianga se stesso.
E magari si dia una
svegliata, non farebbe male.
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